Galleria il Ponte Firenze

Jannis Kounellis. Five Artworks

JANNIS KOUNELLIS la mostra e le opere sono visibili anche su ARTSY
five artworks sfoglia il libro del 2007
20 novembre – 31 dicembre 2020

 

“Negli anni '60 sono stato designato come 'artista' perché nessuno sapeva come definire un mucchio di carbone. Ma io sono un pittore, e rivendico la mia iniziazione alla pittura perché la pittura è costruzione di immagini, non indica un modo, tanto meno una tecnica. Ogni pittore ha un proprio modo di vedere e metodi di costruzione di un'immagine, e l'approccio comune che consiste nell'associare l'arte tradizionale con la parola "pittore" e il ruolo anarchico, moderno e sperimentale con la parola "artista" è ridicolo.” Jannis Kounellis
Jannis Kounellis, Senza titolo, 1967, Roma, ph. Claudio Abate

In più circostanze Kounellis rende esplicito, con affermazioni pubbliche, il peso di quella “presunta” colpa di avere decretato la fine di un modo di fare pittura, ai suoi occhi destituito di ogni efficacia e credibilità perché esauritosi con la cultura di una società sfociata in un’autentica tragedia conclusasi con milioni di lutti e rovine nel più grande conflitto mai attraversato dall’umanità. Bruno Korà, Jannis Kounellis, p.16, edizioni Il Ponte, Firenze 2007

Jannis Kounellis, Senza titolo, 2006, Fondazione Arnaldo Pomodoro, ph. Manolis Baboussis



Gli oggetti personali come cappotti, scarpe, letti e la loro associazione con il viaggio, il riposo e la casa o il senso del luogo suggeriscono il mondo del rifugiato senza dimora. Le opere di Kounellis sono spesso segnate da tracce di umanità, in una sorta di nomadismo, in un’incessante ricerca di sintesi tra arte e vita, e di un'esplorazione del rapporto tra loro. John Daly, Jannis Kounellis. Disegni e manufatti, p.6, Hillsboro Fine Art, 2012
Jannis Kounellis, Senza titolo, 2006, Fondazione Arnaldo Pomodoro, ph. Manolis Baboussis

Ci si trova di fronte a una visione totalizzante delle “arti figurate”, dove pittura, scultura e architettura vengono a comporsi in un’unica rappresentazione. Ogni minimo dettaglio, dalla cruda superficie dell’acciaio, al segno del gesso che ne delimita un’area, al quarto di bue, al carbone, alla macchia, al piombo, alla tela, sia essa balla o vela, ha una valenza, oltre che semantica, fortemente e insistentemente corporea, che reclama urgentemente la sua concretezza. Niente è possibile tralasciare nel restituirne l’immagine, poiché essa vive del tutto: del vuoto e del pieno, della luce e dell’ombra, del sentimento che ogni elemento porta dentro di sé. Siamo di fronte ad una dimensione scultorea e architettonica che trova confronti solo nella prassi artistica rinascimentale.

Jannis Kounellis, Senza titolo, 1991


Ne risulta una dimensione severa, sicuramente alta, dove la posizione dell’uomo è stabilita, come il suo destino. La forma segnata, delimitata dalla traccia sul pavimento o sulla carta, dai margini della lastra d’acciaio, dalle alte pareti del labirinto o dalla gabbia, racchiude costantemente l’informe; sia esso dato naturale: carbone, terra, piombo, caffè, o elemento che trasuda l’impressione della vita: cappotto, giacca, scarpa, coperta, o essere vivente esso stesso. Questo ordinamento delle parti talvolta complesso e intricato, altre volte semplice come un bagliore illuminante, restituisce il tenace impegno dell’artista a racchiudere e serrare la vita e la morte nella pagina di un’opera d’arte. Andrea Alibrandi, Jannis Kounellis, p.9, edizioni Il Ponte, Firenze 2007
Jannis Kounellis, Senza titolo, 2014

OPERE DISPONIBILI
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