ALDO MONDINO | Miart 2022 | |
Virtual show | ||
Mostra 2018 | ||
Catalogo |
Aldo Mondino nasce a Torino nel 1938, dove muore nel 2005. Nel 1959 si trasferisce a Parigi dove segue i corsi di Hayter all’Atelier 17 e all’Ecole du Louvre, oltre al corso di mosaico all’accademia con Severini e il suo assistente, Licata. Importanti per la sua formazione si rivelano l’amicizia con Tancredi, le frequentazioni con Jou Roy, Errò, Lebel, e con i maestri Matta e Lam. Grazie proprio a Tancredi nel 1960 espone per la prima volta i suoi dipinti di accento surrealista alla Galerie Bellechasse. In contemporanea tiene una mostra da un forte contenuto politico, Anti-Procès, organizzata da Jou Roy e Lebel alla Galerie des 4 Saisons. Nel 1961 torna in Italia per il servizio militare. Grazie ad Antonio Carena, artista torinese proprietario della Galleria L’Immagine, tiene la sua prima personale, con quadri di influenza ancora parigina. Nel 1962, Enrico Crispolti gli organizza una mostra a Venezia nella Galleria Alpha, presentando una serie di quadri con grandi scritte con, all’interno di ogni lettera, figurine che ricordano i codici miniati. Aldo Mondino, Nome Cognome Indirizzo, La famiglia, La scuola, La religione, La morale e Il servizio militare sono alcuni dei titoli. L’incontro con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il Punto, si rivela un passaggio decisivo. Qui espone la serie delle Tavole anatomiche, realizzate con pittura su masonite, che rappresentano un corpo umano quale microcosmo della società nella quale si vive. Contemporaneamente elabora, attraverso il suo lavoro, l’idea che il pubblico non sia più spettatore passivo, ma partecipe attivo dell’opera.
Da Sperone, nel 1964, i quadri a quadretti hanno come soggetto l’immagine emblematica di un’opera del pittore Casorati: una madre col bambino in braccio. Ancora nel 1964 espone a La Salita di Roma opere trattate similarmente ma con citazioni riprese dai temi dei manuali di disegno, come l’Aereoplano, Il pittore in erba, Il serpente, Il portiere.
Nel 1965 espone alla Galleria Stein di Torino: una riflessione sulla pittura, quadri con palloncini, Le cadute, bilance dove il colore pare scivolare sul quadro. L’anno successivo, dopo un intervento a Torino con un filo rosso che attraversava le strade della città all’altezza di 160 centimetri da terra, collegando tra loro tre gallerie: Sperone, Il Punto, Christian Stein, tiene una personale alla Galleria Marconi di Milano: Dove espone nuovamente nel 1967 per tenere poi una personale presso Lia Rumma a Napoli. Nel 1968 alla Galleria Torre di Torino realizza la Torre di torrone e la serie delle Caramelle. Nel 1969, all’Arco d’Alibert di Roma, con l’Ittiodromo mostra dei pesci veri con sangue. Affitta un barcone sul Tevere nel quale riversa delle Caramelle. Realizza Mamma, Agnelli e Porcòdio, presentati a Roma; dopo essere stato esposto in una galleria di Brescia, quest’ultimo viene sequestrato e l’artista condannato a pagare una multa per blasfemia.
Dopo una pausa di un anno, espone in una casa privata, per non esporre nel circuito tradizionale, i King. Il 1970 è dedicato a questa serie di quadri, trattasi del primo incontro fra la pittura e l’artista stesso.
Nel 1972 ritorna a Parigi, mentre alla Galleria L’Uomo e l’Arte di Milano vengono riproposti i 12 King, poi presentati alla Galleria LP220 di Torino, dove aveva anche fatto battezzare “laicamente” il figlio. Dalla fine del 1973 al 1980 lavora a Parigi, prestando molta attenzione alla pittura, con esiti concreti alla Biennale di Venezia del 1976 (cui partecipa nuovamente nel 1993), dove il suo impegno si concentra su un parallelismo filologico tra la sua arte e la composizione di Schönberg.
La mostra Mythologies quotidiennes al Musée d’Art Moderne di Parigi è del 1977. La serie delle Tour Eiffel, ancora nel periodo parigino, con titoli come Le Tout Près War, è realizzata soprattutto con la tecnica dell’incisione con citazioni di immagini espressioniste. Nel 1980 realizza le mostre alla Galleria La Salita di Roma e alla Galerie Flinker di Parigi; nel 1981 è allo Studio De Ambrogi di Milano, dove nel 1983 presenta gli Angeli, e da Franz Paludetto (1984-85). È toccato da suggestioni orientali; è attratto dal viaggio vero e proprio verso un Oriente, che va dal Marocco alla Palestina, dove intravede un parallelismo tra la preghiera e l’intensa attenzione nel dipingere in modo concettuale. Presenta da Sperone Westwater a New York nel 1990 una serie che “ritrae” trentasei Sultani (vissuti tra il 1200 e il 1920). Poi la serie dei ritratti (Delacroix, Ingres, Satie, Mozart). Seguono mostre alla Fondazione Mudima di Milano, a Chicago, Ginevra, Parigi, Vienna, Londra. Nel filone orientale si inseriscono anche I tappeti, sovrapposti in composizioni a parete, con colori vivaci.
E ancora personali e partecipazioni a collettive al Museum fur Moderne Kunst – Palais Lichtenstein di Vienna (1991), al Suthanamet Museo Topkapi di Istanbul (1992, 1996), alla Biennale di Venezia (1993), al Museo Ebraico di Bologna (1995), a Mediterranea a Bruxelles, alla Galleria Marconi di Milano (1999), e ancora Galleria 1000eventi (Milano) e Sperone (Roma, The Byzantine world, 1999), alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Trento (2000). In parallelo si sviluppa il suo amore per la Spagna, con la serie dei tori e toreri presentati alla Galleria Alessandro Bagnai (1996) e l’intento di realizzare lavori tridimensionali, anche in curiosi materiali quali il cioccolato, lo zucchero, accompagna il suo percorso artistico da sempre.
Nel 2000 fa il primo viaggio in India, dove espone Flowers alla Birla Academy di Calcutta. Tra il 2000 e il 2001 Santo Ficara presenta a Firenze una prima retrospettiva. Nel 2001 la galleria di Norimberga Linding in Paludetto allestisce un’importante mostra di suoi lavori. L’anno successivo, dopo un viaggio a Berlino, viene operato al cuore a Milano. Ancora un viaggio in Turchia e al ritorno una mostra di paesaggi della Cappadocia alla Galleria 41 di Federica Rosso, in occasione di Artissima. Nel gennaio 2003 espone a Torino, alla Galleria Art & Arts di Ermanno Tedeschi. Segue poi la mostra alla Galleria Raffaelli di Trento, Galleria di mercanti. I mercanti sono per lo più turchi, un ricordo del viaggio in Cappadocia e Istanbul. La merce da loro venduta è costituita di materiali da lui utilizzati: dai tappeti in eraclite (materiale isolante impiegato nell’edilizia), ai pesci, ai cioccolatini. Per una grave polmonite viene ricoverato in ospedale, ma espone ancora alla Galleria Carlina di Torino, ad Artissima (Torino, con I nuovi temi dei cacciatori di orchidee dell’Ottocento), al MAR (Loggetta Lombardesca) di Ravenna – con la mostra Aldologica (dove si vedono riuniti per la prima volta i lavori degli ultimi quarant’anni), a cura di Claudio Spadoni e Valerio Dehò – e alla Galleria de’ Foscherari di Bologna nel 2004, anno precedente alla sua morte.
Nel decennio successivo, si susseguono in spazi pubblici e privati molte mostre – personali e collettive – che rendono omaggio all’artista scomparso. Tra le tante, si citano Primo Coppi, secondo Bartali, terzo Mondino (RaccontAldo Mondino) opere 1963-2000; Rever et Revenir a Rivara, Castello di Rivara (Torino, 2005); Mappamondino, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (San Marino); Mondo Mondino. L’universo artistico di Aldo Mondino, Villa delle Rose (Bologna, 2007); Aldo Mondino, il doppio senso dell’ironia, Fortezza Castelfranco (Finale Ligure – SV-2008); Aldo Mondino Scultore, Piazza del Duomo e Chiesa di S. Agostino (Pietrasanta – LU – 2010); Mondino, Galerie Dontown Francois Lafanour (Parigi, 2012); Tappeti stesi e appesi, Galleria Santo Ficara (Firenze); Aldo Mondino: nomade a Milano, Fondazione Mudima (Milano); Mondino. Milano, Venezia, Calcutta, Galleria Giovanni Bonelli e Galleria Giuseppe Pero (Milano, 2013); Surprise. Aldo Mondino, GAM (Torino); Aldo Mondino. Tappeti e quadrettature, Galleria Tega (Milano, 2015); Aldo Mondino. Moderno, postmoderno, contemporaneo, Museo d’arte contemporanea, Villa Croce (Genova, 2016); Aldo Mondino, galleria Santo Ficara e galleria Il Ponte (Firenze, 2018).