RENATO RANALDI | Biografia | |
Fuoriasse Fuoriquadro | Cataloghi | |
a cura di BRUNO CORA’ e WERNER MEYER | ||
18 febbraio – 15 aprile 2011 |
La galleria Il Ponte in collaborazione con la Kunsthalle di Göppingen dedica, a distanza di cinque anni dalla precedente, una nuova mostra a Renato Ranaldi esponendo quindici di opere-dipinti Fuoriquadro ed un’installazione Axis.
Si tratta di una nuova serie di opere realizzate dall’artista negli ultimi tre anni di lavoro, in cui la “pittura scolpita”, già presente da tempo nel suo lavoro, viene spinta verso l’esterno della superficie della tela preparata in bianco e si concentra in alcuni punti sui bordi del telaio. Qui si aggrappano addensamenti di colore realizzati con una lenta accumulazione di successive spatolature. «La cornice separa l’immagine da tutto ciò che non è immagine»: in queste tele, in assenza di segno e colore, l’immagine non è altro che la superficie vuota e la non-immagine è la pittura con valenze plastiche che si concentra sui bordi.
Col fuoriquadro Ranaldi rinuncia all’elemento narrativo dell’immagine e dichiara che la pittura non è ciò che si trova sulla superficie del quadro, stabilendo una sua nuova concezione plastico-spaziale. «…Ho prodotto e proiettato la vita simbolica di una visione: mi sono lasciato catturare da questa e, più mi sono fatto imprigionare, rinchiudere all’interno della concretezza dell’opera, più ho anelato al fuori, cercando di capire quello che l’opera mi tace. L’opera è solo la denuncia dell’opera…l’opera mi consegna dalla sua centralità alla centralità esterna del suo stesso segreto, verso l’esperienza di un vuoto dove, in assenza di segni, prolifero segni…».
All’origine della concezione spaziale dei Fuoriquadro il concetto di “bilico” che pervade tutta l’opera dell’artista, accezione di «uno stato di rischio in cui porre le cose perché catturino la nostra attenzione».
Il nucleo delle “sculture a carica” (2003), in cui Ranaldi inserisce elementi fusi in bronzo con manovelle sui margini di tele, sbilanciandone il baricentro dell’opera, è alla base di queste nuove opere, ma anche di quelli che Ranaldi definisce Axis (2008), dove sull’assialità verticale di un legno dipinto di blu o di una canna di bambù si stringono fusioni in bronzo legate con filo metallico.