MARINA BALLO CHARMET | Biografia | |
tatay | sfoglia il Catalogo | |
con la coda dell’occhio | ||
a cura di MARCO MENEGUZZO | ||
24 maggio – 28 luglio 2023 |
Inaugurazione mercoledì’ 24 maggio
Ore 17.00 Museo degli Innocenti
Dalle 19.00 alle 22.00 galleria Il Ponte
Il Ponte conclude la stagione espositiva con la personale dedicata a Marina Ballo Charmet.
Il progetto si lega alla videoinstallazione Tatay, che viene presentata mercoledì 24 maggio alle ore 18:30 nella Sala Grazzini dell’Istituto degli Innocenti di Firenze. L’inaugurazione della videoinstallazione è preceduta alle ore 17:00 da una tavola rotonda sul tema della “maschilità accudente” alla presenza dell’artista Marina Ballo Charmet. Introduce e coordina Erika Bernacchi (ricercatrice dell’Istituto degli Innocenti); intervengono: Gustavo Pietropolli Charmet (psichiatra e psicoterapeuta, fondatore dell’Associazione Il Minotauro); Arabella Natalini (direttrice del Museo degli Innocenti); Marco Meneguzzo (curatore della mostra alla galleria Il Ponte).
Nella videoinstallazione Tatay (padre, in filippino) la ricerca artistica di Marina Ballo Charmet “è una poetica e raffinata riflessione sul tema della paternità in cui suono e immagine si intrecciano e si rafforzano a vicenda per riportare a voci e gesti privati, personali, afferenti alla sfera del quotidiano, ma al contempo universali e ancestrali”, come scrive Stefano Boeri per la presentazione alla Triennale di Milano. Progetto esposto poi alla Fondazione Bevilacqua La Masa nel 2022.
Un ambiente sonoro oscuro dove 12 voci di padri di paesi e lingue diversi cantano la ninnananna al loro bambino. Le voci si intrecciano e si susseguono a formare un’unica voce ancestrale e primordiale, che non dice ma canta e il gesto della proiezione che si ripete e si intravede nell’oscurità è quello del padre che culla il suo piccolo.
In galleria viene presentato per la prima volta il percorso fotografico del progetto Tatay, attraverso dodici fotografie a colori di grande formato realizzate negli ultimi anni. Esse afferiscono alla genitorialità maschile, alla relazione primaria padre-figlio. Spesso dettagli di aree di contatto tra il padre e il bimbo molto piccolo, dove si suggerisce una intimità tattile olfattiva.
Nel piano inferiore della galleria sono esposte sei foto in bianco e nero di grande formato, stampate ai sali d’argento, del lavoro storico con la coda dell’occhio (1993-94). Qui i bordi della città sono visti con uno sguardo dal basso, mettendo l’obiettivo all’altezza dell’occhio di un bambino di tre o quattro anni e riprendendo da quel punto di vista il tessuto urbano, soprattutto marciapiedi, spartitraffico, sterrati. Un repertorio di immagini dove protagonista è la quotidianità, tutto ciò che ci circonda, visto di sfuggita… ”Marina Ballo Charmet rifiuta l’antropocentrismo di una visione esatta e presumibilmente oggettiva. Lo sguardo non è più una presa di distanza ma una forma di partecipazione, psichica e psicologica. Da un progetto ad un altro l’immagine, statica o in movimento, è il luogo di un’intimità sperimentale, indefinita” (Jean-Francois Chevrier).