HIDETOSHI NAGASAWA | Cataloghi | |
interferenza | Mostra 2005 | |
Biografia |
Nel 1976, a Pallanza, una mostra e un libro, Aptico. Il senso della scultura, facevano il punto della situazione: riportando una discussione a più voci tra gli artisti Fabro, Nagasawa, Trotta e la storica dell’arte Jole De Sanna, in dialogo e confronto intertemporale con i topoi dell’arte antica e contemporanea. La conversazione, strutturata su una trama ininterrotta di dichiarazioni artistiche di Bernini, Canova, Fontana, Rosso, Donatello…, annullava la visione interpretativa di uno svolgimento storico lineare, sostituendolo con una genealogia dinamica di lasciti conoscitivi “genetici”, eredità artistiche, leggibili e rintracciabili al di là dalle forme esterne e dalle tecniche impiegate. L’audacia strutturale del lavoro consisteva nella produzione di un “modello” teorico che giustificava un processo di continuità all’interno della discontinuità delle fratture temporali, in particolare di quella più profonda di tutte aperta con il Modernismo. […]
Sempre nelle pagine di Aptico, Nagasawa osservava: «[…]la scultura non deve avere posto, né concetto, né tempo,deve stare in aria». Ecco presentarsi così gli estremi di un apparente paradosso o altrimenti le coordinate di un campo d’azione, i vincoli su cui operare: spazio, tempo, peso. […]
Laura Vecere, Corpo grave, testo in catalogo