CLAUDIO COSTA | Biografia | |
antropologia riseppellita | sfoglia il Giornale | |
Doumenta 6 – Kassel 1977 | ||
a cura di ANDREA ALIBRANDI | ||
in collaborazione con l’Archivio Claudio Costa | ||
12 novembre – 30 dicembre 2021 |
La galleria Il Ponte dedica una personale a Claudio Costa, proponendo un nucleo selezionato di lavori storici che fotografano un momento fondamentale della sua ricerca e della sua carriera. Il ciclo Antropologia riseppellita, presentato nel 1977 alla sesta edizione di Documenta di Kassel, rappresenta un compimento della ricerca di stampo antropologico che impegnò l’artista nel corso degli anni Settanta e che lo portò a creare il “Museo di antropologia attiva”, a Monteghirfo. Applicando l’idea di “work in regress” da lui elaborata, in Antropologia riseppellita Costa “sotterra” i reperti che caratterizzano tipicamente i suoi lavori, proponendoli al pubblico in casse di legno coperte da tracce di fango. Anziché essere rinvenuto, il reperto viene così “convalidato” dall’azione dell’artista, che gli attribuisce una storia e una valenza simbolica. Attrezzi agricoli e fotografie relative al mondo contadino diventano una sorta di archivio e allo stesso tempo un monito a futura memoria per il mondo industrializzato e massificato. Tratto caratteristico di tutte le opere dell’artista, l’equilibrio tra ruvidità espressiva e compiutezza formale è qui ai massimi livelli.
“Gli “oggetti” di Claudio Costa sono gli strumenti, i simulacri e gli emblemi dell’Agricoltura terrestre; strumenti e simboli di un tempo mancato e irrecuperabile; strumenti di morte, di fatica e di simbiosi di uomini e animali, uomini e territorio. Per salvare il mondo che essi rappresentano si può solo salvarne i simboli, e per salvarli si può solo riaffidarli al grembo terrestre, riseppellirli come un reperto archeologico” (Corrado Maltese, catalogo mostra Antropologia riseppellita, Galleria Nuova 13, Alessandria, marzo 1977).