MAURO BETTI |
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Dipinti 2005 | Biografia | |
Mauro Betti è un osservatore attento, si guarda intorno. La sua è un’operazione di filtro, come se raccogliesse tutti i simboli, i segni del suo circostante, per poi scartare quello a cui non è interessato e utilizzare il resto. In questo modo opera una sorta di riassunto, una sintesi, un’essenzializzazione di quelle migliaia di input, che ogni giorno ci vengono offerti in un mondo invaso dalle immagini: televisione, internet, informazione, comunicazione, pubblicità.
La sua è un’operazione di semplificazione complessa. Dove semplificare non è banalizzare, piuttosto alleggerire. Leggerezza da intendersi nel senso in cui la intendeva Italo Calvino nelle Lezioni americane.
Del resto la lettura dei manifesti, delle immagini che lo circondano e il loro conseguente riutilizzo è una pratica che ha segnato tutto il novecento dalle prime avanguardie in poi. Ma il suo interesse non è nei confronti delle zone colte del secolo che ci ha preceduto, quanto nei confronti della cultura materiale, della quotidianità. La sua attenzione è anche verso le persone e i loro schemi comportamentali.
Per le zone monocrome del dipinto Betti utilizza dei colori volutamente artificiali, il più delle volte esasperati: verde acido, arancione, rosa fuxia. Colori innaturali che, tuttavia, troviamo ogni giorno sul nostro cammino: nelle vetrine dei negozi, sulle pagine a colori dei rotocalchi, negli scaffali del supermercato. Sono i nostri colori di riferimento come il terra di Siena lo era per Simone Martini. Ancora una volta la partenza della sua ricerca è da rintracciare nel mondo.
Angela Madesani, Uno sguardo sul mondo: le opere recenti di Mauro Betti, testo in catalogo